Il socialismo liberale di Bettino Craxi

Editore: Licosia
Collana: Socialismo XXII
Anno prima edizione: 2015
Anno seconda edizione: 2020
In commercio dal: 1 gennaio 2015
Pagine: 444 p., Rilegato

EAN: 9788894129106

Descrizione

Il libro si compone di tre parti. La tesi della prima parte è la seguente: le nostre società aperte, ricche, prospere, innovative e creative non possono esistere senza le libertà liberali, ma queste libertà non possono durare nel lungo periodo se non si garantisce una certa dose di uguaglianza (delle opportunità) che impedisca il formarsi di una questione sociale, che è la malattia mortale di ogni liberal-democrazia.
Di qui la necessità per una società aperta che non voglia tramutarsi nel proprio opposto, vale a dire in una società chiusa, di adottare sì quel piano di difesa che è stato elaborato nei secoli dalla tradizione liberale, fatto di separazione dei poteri, nomocrazia, democrazia, autonomia della società civile, secolarizzazione e il rosario delle libertà liberali etc…, ma anche al contempo la necessità di adottare un secondo piano di difesa, che potremmo definire socialista, fatto di quei diritti sociali che sono stati la conquista delle sinistre e dei sindacati siano essi di ispirazione laica o cattolica.
Nelle seconda parte, sulla base degli atti della Prima Sottocomissione, della Terza Sottocomissione e del dibattito in Assemblea Costituente, si prova a dimostrare che la Costituzione stessa è scritta con i caratteri del socialismo liberale ed è incardinata su quel doppio piano di difesa, quello liberale e quello socialista, vale a dire sui diritti liberali e quelli socialisti.
Nelle terza parte conclusiva, si prova a dimostrare, sulla base di tutti i testi, discorsi e interviste che Craxi rilasciò, come egli tentò di costruire una vera forza di sinistra non marxista la cui essenza può essere sintetizzata con le parole di Leo Valiani, secondo il quale il socialismo liberale consiste nell’accettazione incondizionata “da parte del movimento operaio, non solo del metodo della democrazia politica, […] ma altresì dell’economia di mercato, e in generale, dei valori della civiltà liberale”.
In cosa consistette il socialismo liberale di Craxi? In una visione del tutto laica sia dello Stato che del mercato, nel senso che nè l’uno nè l’altro sono infallibili e nè l’uno nè l’altro sono la panacea che risolve ogni cosa. Il mercato (il capitalismo) può fare cose meravigliose che lo Stato o le comunità non sono in grado di fare e viceversa.
Il fallimento in Italia e in Europa di questo tentativo non dogmatico ha condotto a disastri. Prima allo squilibro di chi vedeva, come un atto di fede, ogni bene nel mercato, diversa forma di fondamentalismo, al pari di quella comunista; poi di chi, come ora, vede nello Stato la soluzione di ogni male e nella nazionalizzazione la medicina per ogni dolore.
Il prezzo dell’ottusità con cui si è rifiutata la lezione di Craxi è stato salatissimo: crescita ferma, innovazione bloccata, disuguaglianze sociali che nutrono tiranni e il ritorno in Europa di quegli antichi spettri del protezionismo economico e del nazionalismo politico.

 

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